Doctor Who – The movie

Movie_intI love humans. They always see patterns in things that aren’t there.

Dopo sette anni di pausa dalla conclusione della ventiseiesima stagione di Doctor Who, la serie viene ripresa nel 1996 con un film per la televisione, co-prodotto da BBC e dalla Fox americana (qui i nostri sottotitoli).
Nell’idea originale la pellicola doveva essere il trampolino per rilanciare in grande stile il personaggio (da qui la collaborazione statunitense), ma  a causa dello scarso successo ottenuto dal film negli USA non si diede seguito a questi progetti, facendo rimanere il prodotto un unicum isolato.

Nelle prime scene rivediamo Sylvester McCoy nei panni del Settimo Dottore, impegnato a riportare su Gallifrey le spoglie del defunto Maestro, che si dimostra però non così defunto come si poteva credere. Un’avaria al TARDIS causata proprio dall’acerrimo nemico del protagonista fa atterrare il Dottore in mezzo ad una sparatoria per le strade di San Francisco, dove viene ferito mortalmente.
Quando in ospedale si rigenera riesce a trovare aiuto in una dottoressa, Grace Holloway, che lo facilita nella sua missione di annientamento del Maestro e di salvataggio della Terra, messa a rischio dal tentativo del Maestro stesso di impossessarsi di tutte le vite residue del Dottore.

È difficile giudicare lucidamente un film come questo, che vive contemporaneamente su due binari diversi.
Da un lato la storia in sé non è male: il fatto che il Maestro voglia rivivere attraverso la rigenerazioni future del Dottore è uno spunto interessante, l’orologio al berillio che serve per salvare la situazione è una buona idea e l’ambientazione durante il Capodanno di passaggio tra il 1999 e il 2000 è calzante, sia metanarrativamente per rilanciare Doctor Who nel Nuovo Millennio sia come momento spartiacque adatto per raccontare un pericolo come quello messo in scena.
Quello che stona sono le numerose leggerezze o difettucci, stavolta non da ricercare nella struttura della serie classica quanto piuttosto in un certo approccio americano tipico dei tardi anni ’80, che forse suonava già superato quando la pellicola fu girata a metà anni ’90.
Anche passando sopra allo scenario da vicolo buio, sporco e bagnato con i tombini dal quale esce continuamente fumo, resta il fatto che il cliché della bella di turno che si innamora del protagonista (che se la bacia ripetutamente e senza particolari ritrosie) e un mostro di strana materia che si impossessa dei corpi altrui risultano come elementi piuttosto abusati e, perlomeno per come vengono utilizzati, sembrano appartenere ad un genere fantastico diverso dalla fantascienza di Doctor Who.
Altra mancanza non da poco è la scarsa introduzione al mondo del Dottore: molti elementi, come la rigenerazione e il TARDIS, non vengono adeguatamente spiegati ad un pubblico che non era composto solo dagli appassionati della serie, ma anche a tutta una fascia di neofiti che nulla sapevano di Doctor Who e che si saranno trovati spaesati.
Il film cerca quindi di tenere il piede in due scarpe, da una parte dando di gomito ai fan e dall’altra costruendo un prodotto che narrativamente potesse essere appetibile per tutti, riuscendo però ad ottenere un risultato zoppicante.

Rientra in questo affresco negativo anche l’aspetto del Maestro, qui interpretato da Eric Roberts, inizialmente pilota d’ambulanza e poi corpo posseduto dal villain. In questa veste il Maestro va in giro con giacca di pelle e occhiali neri, ricordando da vicino il Terminator di Arnold Schwarzenegger nell’omonimo film. Citazionismo (voluto o presunto) a parte, il Maestro di Roberts sembra una versione tamarra del malvagio Signore del Tempo, che mostra alcuni segni di pazzia ma che tende maggiormente a declinarla in modo più spaccone.
Ha anche un aiutante, un giovane cinese che riesce a plagiare a suon di menzogne, ma è un personaggio che risulta poco interessante e poco approfondito, utile solo come intermediario del Maestro in alcune situazioni.

Grace Holloway è invece caratterizzata a tutto tondo: interpretata da Daphne Ashbrook è una dottoressa tutta d’un pezzo, fedele alla propria professione, curiosa e determinata. Se non le avessero affibbiato quasi a forza quella svenevolezza romantica sarebbe stata un’ottima companion one-shot, mentre in questo modo risulta buona ma nulla più, e con poche caratteristiche che la fanno spiccare o la rendono ricordabile.

Per quanto riguarda l’Ottavo Dottore, infine, Paul McGann è il fiore all’occhiello di tutto il film. Forse non troppo convincente nelle sue prime scene, quando è ancora spaesato dalla traumatica rigenerazione, acquista via via sempre più sicurezza e presto entra in possesso di molte qualità tipiche del protagonista. Gli abiti quasi vittoriani che si sceglie si intonano perfettamente con le sensazioni che regalano i lineamenti del suo viso, lo stupore genuino verso alcune cose anche semplici è tipicamente da Dottore, così come il coraggio, il voler tentare il tutto e per tutto, l’altruismo e un velo di ironia.
Quando cita il Quarto Dottore offrendo una jelly-baby ad un poliziotto, poi, è fantastico.
È un vero peccato che per via della congiuntura storica l’attore non abbia potuto prestare maggiormente il proprio volto al Dottore, anche se è bene ricordare che negli anni successivi avrebbe partecipato agli audio-drama della Big Finish, per poi riapparire nel 2013 nel mini-episodio The night of the Doctor, diffuso come anteprima dello speciale per i cinquant’anni della serie. Negli scorsi mesi, infine, sono stati rilasciati altri audio-drama sempre con l’Ottavo Dottore come protagonista.

Doctor Who – The movie è quindi un prodotto controverso. Da un lato possiede numerose frecce al suo arco, restituendoci un Dottore perfettamente in parte e una storia per certi versi avvincente, dall’altro è minato da alcune caratteristiche che rendono meno efficace tutto l’insieme e potrebbero non permettere di godere appieno di questa sorta di “episodio speciale”, che avrebbe potuto offrire molto di più con qualche accorgimento.

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