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Doctor Who – 8×04 – Listen

Fear makes companions of us all.

Ommamma, che responsabilità. Il primo episodio “singolo” scritto da Steven Moffat fin dai tempi della biblioteca. Tutti ci stanno rimuginando sopra, tutti ne stanno parlando… sbrighiamoci allora, prima che diventi freddo (ma ho un sospetto: questo non diventerà mai freddo).

Il Dottore da solo non ha niente di meglio da fare che riflettere a voce alta sul fatto che forse non siamo mai soli e forse c’è sempre qualcun altro con noi, una razza che si è specializzata nel nascondersi e che quindi nessuno vede mai; il mostro sotto il letto che, come tutti hanno sognato almeno una volta nella vita, ti afferra una gamba appena cerchi di alzarti. Recupera quindi Clara da un appuntamento disastroso con Danny Pink e parte con lei per risolvere questo mistero. Il TARDIS dovrebbe portarli alla prima volta in cui Clara ha fatto il sogno, ma invece finiscono dal giovane Danny Pink, dove incontrano effettivamente un possibile mostro sotto una coperta. Altro giro nel futuro, questa volta da un discendente di Danny Pink (e Clara?), ma anche qui si conclude con un nulla di fatto. “Accidentalmente” però, mentre il Dottore è svenuto, Clara porta il TARDIS su Gallifrey, trovando il Dottore da bambino a letto che piange perché non vuole fare il soldato. Ed è lei ad afferrargli la gamba da sotto il letto quando lui prova ad alzarsi. Nel dormiveglia gli spiega anche che avere paura non è una cosa brutta, anzi, è un superpotere (discorso che aveva sentito fare al Dottore al piccolo Danny poco prima) e quindi non deve vergognarsi di aver paura.

Elephant in the room, Clara ha condizionato il Dottore fin da quando era piccolo, seppur superficialmente. Prima che si inizi a gridare allo scandalo su come Moffat possa permettersi certe cose bla bla bla ricordiamoci che sono esattamente queste cose che hanno reso la serie quello che è oggi, ed è compito e dovere di ogni showrunner prenderne atto e realizzarle. E realizzarle bene, possibilmente, come in questo caso. Senza questo genere di retcon non esisterebbe rigenerazione, non esisterebbe Gallifrey, non esisterebbero i Time Lord, non esisterebbe nulla, perché sono tutte cose arrivate anni dopo l’inizio della serie ed è giusto e sacrosanto continuare a farlo. Altrimenti, come ho letto in un esilarante commento ieri, ci potrebbe essere qualcuno al mondo che sostiene che la serie ha perso il suo spirito originario quando Ian e Barbara sono entrati nel TARDIS la prima volta, perché prima era un’interessante serie in cui due insegnanti vagavano nel cortile di un robivecchi (LOL).

Detto questo, a qualcuno potrebbe invece dare fastidio nello specifico che sia Clara ad avere questo “onore” (rispetto magari a qualche altra companion del passato), ma è ormai chiaro che Clara è una companion importantissima per il Dottore e se l’anno scorso la sua storia può essere stata un po’ affrettata (sono il primo a dire che avrei lasciato il mistero della Impossible Girl molto più a lungo, ma il cinquantesimo incombeva) ora non si può più dire niente essendo ormai il suo personaggio sviluppato pienamente. Se non piace è puramente questione di gusto personale.

Non c’è nulla di sconvolgente nella vicenda comunque, ormai è appurato da decenni che senza companion il Dottore non è pienamente il Dottore e per tutta la sua vita il Dottore ha imparato da chi viaggiava con lui. Il fatto che abbia iniziato a farlo fin da quando era bambino non cambia questo concetto e non lo sminuisce affatto. È quindi tutto predestinato? No, non tutto; certe cose sì, certe no, dipende quale genere di viaggio nel tempo richiede la storia. È ben noto che in Doctor Who tutti i diversi tipi di viaggio nel tempo sono possibili in circostanze diverse.

Le nuove informazioni che ci giungono da Gallifrey sono estremamente innovative e viene spontaneo chiedersi se avranno conseguenze al di fuori dell’episodio. Ora sappiamo che il Dottore viveva in un orfanotrofio (?) dotato di fienile (?) o che aveva molti fratelli (?) Quelli erano i suoi genitori? Perché non avrebbe dovuto fare l’Accademia per diventare Signore del Tempo? Perché il soldato? Wow! Un’intera serie di domande nuovissime! Il soldatino senza fucile è un’ottima metafora del Dottore che rifiuta (in genere) l’uso delle armi pur essendo suo malgrado un combattente. E scopriamo che “come Hulk” il Dottore ha sempre paura, ma anche che questa è una cosa buona perché la paura è un superpotere (che fantastica e imprevedibile definizione della paura!). A mente fredda comunque non è una novità, se si pensa alla vita del Dottore (ricordate quando Reinette gli legge la mente?), ma è la prima volta che il concetto viene messo esplicitamente in questi termini.

La conclusione dell’episodio porta a pensare che naturalmente non esista nessun mostro, nessun cattivo, nessun alieno che davvero abbia perfezionato l’arte del nascondersi, era in tutti i casi l’altra spiegazione, quella razionale. Sotto la coperta c’era davvero un altro bambino (Rupert dice di no, ma perché di colpo crediamo a un bambino spaventato?), a fare rumore nella nave di Orson Pink era davvero la nave stessa e, soprattutto, a scrivere “Listen” sulla lavagna era stato davvero il Dottore, come subito suggerito da Clara. Niente di meglio che urlarti la soluzione in faccia subito per fartela ignorare. Inoltre il sogno non viene mai dimostrato che tutti lo facciano. Solo il Dottore, qualcuno in alcuni libri e (forse) Clara.
Anche se, anche se… il dubbio in fondo rimane, aver trovato un’altra spiegazione (è la paura che accompagna sempre il Dottore, non una creatura aliena) non implica che anche l’altra possa essere vera. Per cui non dormite sonni tranquilli!

Riguardo il “mostro della settimana” non si può non sottolineare che, ancora una volta, il Dottore sbaglia completamente ed è Clara, di nuovo, ad avere ragione. E questa volta il caso è plateale, tant’è che il “caso” stesso viene creato dallo stesso Dottore (dando inizio agli eventi che a loro volta causeranno il suo dubbio iniziale) in un tipico loop moffattiano, da “chi ha aperto la Pandorica se il cacciavite sonico era dentro?” (È incredibile quante volte, ancora oggi, molta gente ci ponga questa domanda.)

Come spesso accade con Moffat, comunque, l’idea era già usata in un suo bel racconto, “The Corner of the Eye” del 2007. Ma in quel caso la creatura – che ha esattamente le caratteristiche di quella ipotetica di cui si parla qui – è sicuramente reale e ha anche un aspetto simile a quello che si intravede sfocato sotto la coperta nella cameretta di Danny per una frazione di secondo. Queste creature si chiamano “Floof”, ma è ovvio che questo racconto non può essere canon o il Dottore già saprebbe della loro esistenza (come quando Moffat ha riciclato da un altro suo racconto mezza trama e Sally Sparrow per “Blink”, o come quando Paul Cornell ha adattato il suo romanzo del Settimo Dottore “Human Nature” per la TV).

L’ipotetica creatura presenta caratteristiche simili ad altri alieni ben noti, ma si differenzia da tutti loro per qualcosa. Il Silenzio (ora noti come i confessori della Chiesa bla bla) mentre sono in vista sono creature come le altre e possono essere battute, semplicemente ci si dimentica di loro quando non si vedono più; Prisoner Zero (e la porta di Amy) cercavano in maniera più blanda di stare “oltre” la coda dell’occhio; in “The Girl in the Fireplace” gli automi erano anche loro “mostri sotto il letto”, ma anche in questo caso in maniera più blanda; i rumori dell’astronave di Orson Pink ricordano quelli di “Midnight”; i Vashta Nerada quasi non si vedono; e i Weeping Angel sono praticamente l’opposto. Interessante che i “Floof” precedano comunque tutte queste creature.

L’appuntamento di Clara con Danny può passare in secondo piano con una storia così, ma non è da sottovalutare. Innanzitutto Moffat torna a scrivere Coupling per pochi minuti (e per chi non avesse mai visto Coupling è tutto così), ma oltre a questo l’appuntamento fa da collante alle fasi della storia senza alcuna soluzione di continuità, avanti e indietro nel tempo. E scopriamo che Danny ha scavato ventitré pozzi! Davvero un ottimo ritratto di un soldato contrario ogni stereotipo.

Con molta leggerezza viene citata per la seconda volta nella stagione (la prima era con Strax in “Deep Breath”) la futura eventuale morte di Clara, di cui lei non vuole sapere nulla, anche in questo caso. Probabilmente è un dettaglio significativo.

Clara dimostra di saperci fare con i bambini, sia il piccolo Danny (Rupert) Pink che con il piccolo Dottore. E non è un caso, in fondo è una maestra e una baby-sitter. Il Dottore invece si dimostra, ancora una volta, il Dottore prima che il Dodicesimo Dottore. Certo, sarà brusco nel dire che non bisognerebbe raccontare bugie rassicurante al piccolo Rupert, ma… cosa cambia rispetto a Eleven che diceva la verità alla piccola Amy (ricordandole che in genere gli adulti mentivano) in “The Eleventh Hour”? Solo i modi più bruschi.

Le stelle fanno capolino più del solito in questo episodio. Negli occhi del piccolo Dottore, sul maglione del Dottore (molto fashion, quasi ogni settimana cambia vestito) e nella bellissima frase del Dottore in “difesa” dell’oscurità, senza la quale non vedremmo, appunto, le stelle.

Fantastico infine che la scena su Gallifrey sia proprio in quel fienile. Non finiscono lì per caso, in quanto Clara viene distratta dal Dottore proprio mentre il TARDIS le sta leggendo la mente (ricordiamoci che è un TARDIS a cui è stata tolta la “sicura”). Il fienile, finora anonimo, assume così un nuovo significato molto più importante per il Dottore. Appropriato il breve flashback con John Hurt, per rinfrescare la memoria agli smemorati.

Potrei non citare Murray Gold? No, non posso. Ennesima partitura fenomenale. La scena finale su Gallifrey è da brividi. E bellissimo l’accompagnamento alla scena al ristorante in cui c’è il tema di Clara finché lei per sbaglio non chiama Danny “Rupert”, ponendo bruscamente fine alla “sua” musica (con un suono di bottiglia rotto).

Varie:

  • Il TARDIS pieno di libri ovunque è davvero figo.
  • A Clara piace vedersi da dietro.
  • La frase sui Sontaran era relativa alla rigenerazione del Terzo Dottore nel Quarto (si è confuso).
  • La frase di Clara “La paura ci rende compagni” il Dottore la ripeterà ai suoi compagni nel primissimo episodio del 1963.
  • E naturalmente anche il riferimento al “mai codardo, mai crudele” di “The Day of the Doctor” viene da qui.
  • La faccia che fa il Dottore quando si rende conto che il caffè che ha fregato al tizio è buono è impagabile.
  • Ormai non si contano più le volte in cui si va alla fine del mondo/universo.
  • Il Dottore vede il soldatino all’orfanotrofio, ma non batte ciglio, pur avendolo Clara lasciato a lui da piccolo. O alla fine lo ha ignorato, o se l’è scordato.
  • Oltre alla paura, con il Dottore, ovviamente c’è sempre qualcun altro… noi, gli spettatori! Questo episodio ha una mezza dozzina di piani di lettura.

Per concludere un episodio fondamentale, che approfondisce un nuovo strato alla personalità del Dottore e che porta avanti la storia nel futuro costruendo sul passato in maniera esemplare.

Ci sarebbero altri milioni di cose di cui parlare, ma spero di aver toccato almeno i temi principali. È l’episodio più bello di tutti i tempi? Magari no (e comunque difficilmente ci si accorge immediatamente quando lo è). Almeno “Blink” e “The Eleventh Hour” (i miei preferiti) gli stanno un gradino sopra come episodi singoli.


Ciononostante… 10 su 10!.

“Listen” è stato scritto da Steven Moffat.

Grazie a Morry per l’aiuto!