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5×01 – The Eleventh Hour

Il Dottore ed Amy.Episodio: 5×01;
Titolo: The Eleventh Hour;
Titolo italiano: L’undicesima ora;
Data di trasmissione in UK: ;
Data di trasmissione in Italia: ;
Scritto da Steven Moffat.

Trovate il nostro commento dettagliato all’episodio su Serialmente. EDIT: Serialmente non c’è più, copiamo il post direttamente qui.

“You’re Scottish, fry something.”

Il Dottore è tornato! Finalmente, dopo quasi due anni di pausa, con il solo sfogo di uno speciale ogni tanto, Doctor Who torna con un’intera stagione… e che stagione se il buongiorno si vede dal mattino. Tutto nuovo: nuovo Dottore, nuova companion, nuovo autore, nuovo TARDIS, nuova sigla e nuovo tema musicale (per fortuna, vecchio compositore).

C’è poco da dire senza spoilerare, quindi poche chiacchiere e andiamo a vedere cosa è successo in “The Eleventh Hour”… Allons-y!
O forse “allons-y” ora non si può più dire?? Vediamo cos’è successo nell’episodio.

Il Dottore precipita sulla terra nel 1996 e incontra una bambina scozzese di nome Amelia Pond. Sul muro della sua stanza c’è una crepa nell’universo dalla quale è scappato un misterioso “Prigioniero Zero”. Il Dottore sta ancora riprendendosi dalla rigenerazione e il TARDIS si sta ricostruendo dai danni subiti; costretto da questo a ripartire subito, il Dottore promette alla bambina di tornare dopo 5 minuti. Torna invece dopo dodici anni. Amelia Pond è diventata la graziosa (!!!!!!) Amy Pond che, un po’ restia a credere al Dottore dopo questo lungo “vado un attimo a prendere le sigarette”, lo aiuta a fare in modo che gli alieni alla caccia del Prigioniero Zero lo ricatturino ed evitino nel frattempo di distruggere per l’ennesima volta la Terra. Alla fine il Dottore se ne va a fare quello che dovrebbe essere un breve giretto per collaudare il nuovo TARDIS e torna dopo due anni. Perfetto, siamo quindi arrivati al 2010 ed Amy Pond accetta di partire con lui, a patto che la riporti a casa entro il mattino seguente perché ha degli impegni. Lui non lo sa, ma il mattino seguente lei si deve sposare…

Fine.

Sorpresi dalla brevità del riassunto? :–) Insomma, è ormai considerato delitto contro l’umanità non guardare Doctor Who, per cui se non l’avete visto… vedetelo! E poi tornate qui.

Caso più unico che raro, questo episodio ha il doppio scopo di introdurre un nuovo universo… che però è sempre quello vecchio. Nuovi personaggi (tranne uno), nuove ambientazioni, nuovo tutto, tranne che… in realtà non lo è. Una specie di Skins, ma sotto acido (il che, ora che ci penso, è tutto dire.)

C’erano tantissime aspettative su questo episodio, il primo di una nuova gestione e quindi una specie di incognita. Ma era davvero un’incognita? Personalmente non ho mai avuto alcun dubbio sul nuovo head writer Steven Moffat (che certo non è l’ultimo arrivato) e di conseguenza anche sulle sue scelte  per gli attori. L’unica mia paura nei mesi scorsi era relativa al compositore della colonna sonora (che è un elemento fondamentale di Doctor Who e i compositori geniali non abbondano), ma la paura è svanita quando è stato annunciato che Murray Gold sarebbe rimasto nel ruolo che occupa fin dal 2005.

E tutto è stato esattamente come si poteva immaginare che sarebbe stato.

Fin dalla sigla e dalle primissime scene che seguono (la lunga inquadratura notturna nel giardino di Amelia) si capisce subito che siamo nel dominio di Steven Moffat e lo si continua a vedere quando si parla di mostri oltre le crepe di un muro, porte che si vedono solo con la coda dell’occhio, battute sul cibo, lievi insinuazioni sessuali… ci sono tutti i suoi marchi di fabbrica. E nonostante questo, l’episodio non rappresenta un brusco cambiamento rispetto all’era RTD. Il tono e i personaggi rimangono simili ed epici esattamente com’erano prima.

Ma arriviamo subito a quello che ha fatto tanto discutere in questi ultimi 16 mesi: lo sconosciuto Matt Smith. L’alto, dinoccolato e goffo Matt Smith. Il capellone Matt Smith. È un buon Dottore? Porca miseria, eccome! Ovviamente il ricordo del grande David Tennant è vivissimo. Ma lo era anche quello di Chris Eccleston quando è arrivato Tennant. Come dice Moffat, non ci sono 11 Dottori, c’è un unico Dottore, interpretato da 11 persone… ed è l’apporto dell’attore ad avere l’influenza maggiore sulle eventuali differenze. Finora questo Dottore sembra più esagitato del precedente, ma l’abbiamo visto soltanto subito dopo la rigenerazione… ricordiamoci di quando Tennant saltò fuori dal TARDIS con la giacca di Eccleston e incontrò Mickey e Jackie. Devo ammettere comunque che non mi aspetto un Matt Smith molto meno agitato, in futuro. Finora si preannuncia davvero come un grande Dottore.

E subito dopo Matt, l’attenzione era tutta puntata su Karen Gillan. Che dire di Amy Pond? Il Moff (bastardo!) c’è andato pesante col suo personaggio… invece di farle semplicemente incontrare il Dottore ed avere così la vita cambiata dalla sua presenza (come le precedenti companion), Amy Pond incontra il Dottore da piccola… quanto basta per farlo diventare il suo “amico immaginario”, farlo sparire e cambiarle la vita con la sua assenza. Con il risultato di trasformare una bambina che prega e chiede favori a Babbo Natale (non è meraviglioso che preghi Babbo Natale?) in una ragazza che ha smesso di credere alla magia del suo Dottore immaginario (dopo quattro psichiatri) e che probabilmente ha perso completamente la fiducia nel prossimo. Il Dottore stesso deve sudare per riuscire a convincerla ad aiutarlo. Riuscirà a fare ammenda dei suoi ritardi (almeno con Rose era stato in ritardo solo di un anno… e se l’era portata dietro!) nelle prossime puntate/stagioni? Karen è bravissima nell’interpretare l’atteggiamento ambivalente di Amy: in parte la bambina che partirebbe subito felice, in parte la adulta ferita e scettica. E bravissima è la sua cuginetta che la interpreta da bambina! Ridateci baby!Amelia prima o poi!
La vita di Amy, fra l’altro, appare… interessante. Orfana (avremo un altro “Father’s Day”? Saranno veramente morti?) vive – o viveva – con la zia manco fosse Qui, Quo, Qua… ha il ragazzo (Rory, un Mickey meno sfigato di quanto fosse Mickey all’inizio) e di lavoro fa la “kissogram”. (Qualche telespettatore, probabilmente lo 0,00001%, si è lamentato che in un programma per famiglie questo sia esagerato. Gente, andate a farvi un giro… fa la kissogram, non Belle de Jour).

Sarà bello vedere finalmente il Dottore tornare a viaggiare con una companion, dopo tutto questo tempo da solo. RTD aveva detto che l’idea dietro al Dottore solitario era anche quella di poter poi lasciar dare al suo successore un ulteriore tocco di freschezza riprendendo una companion full-time… e sarà sicuramente così!

Pure l’ambientazione è innovativa: un paesino inglese invece della solita Londra. Un paesino dove tutti si conoscono (il tipo dell’auto, la nonnina… Jeff e la sua cronologia internet) e dove ci sono le salite! È un dettaglio insignificante, ma mi ha subito colpito la scena sulla salita dietro la chiesa. Non credo di averne mai viste in DW (ora arriverà nei commenti una lunga lista di salite…).

E il TARDIS! I magnifici interni del nuovo TARDIS. Il cambiamento rispetto al precedente non è, anche qui, netto… il set è molto più grande, ci sono molti più livelli e molti più aggeggi, ma l’aspetto familiare rimane quello… anni luce dagli antichi interni TARDIS asettici, che non mi hanno mai dato più di tanto. Chissà che non sia anche la volta che vedremo davvero altre stanze. Magari la piscina, in biblioteca o ovunque sia ora. Un episodio intero nel TARDIS non mi dispiacerebbe affatto.

La storia dell’episodio (il “mostro della settimana”) in realtà è un aspetto secondario in un episodio introduttivo come questo. Un prigioniero scappa, un prigioniero viene preso, la Terra viene salvata. I dettagli poco importano, quello che importa è come i personaggi vengono (re)introdotti e come interagiscono tra di loro. E come episodio introduttivo “The Eleventh Hour” funziona perfettamente. Ci fosse stata ancora qualche anima in UK che non conoscesse Doctor Who, vedendo questo episodio non si è sicuramente sentito tagliato fuori.

Si cominciano inoltre già a inserire gli elementi che probabilmente saranno le costanti di questa stagione. Le crepe nell’universo, la “pandorica” che si aprirà, il silenzio che cadrà… per ora sono solo parole. Così come lo erano “Bad Wolf”, “Torchwood” o “Harold Saxon” anni fa. Vedremo presto a cosa porteranno questi archi narrativi… RTD era un maestro in questo, ma anche Moffat non è certo da meno!

Infine torniamo all’inizio: la nuova sigla e la nuova musica. Il nuovo tema è bellissimo, recupera ulteriori echi delle vecchie versioni dei vecchi Dottori e allo stesso tempo mantiene il suo nuovo aspetto epico, pur in maniera più sottile e dark. E così la musica all’interno dell’episodio, la scena in cui la piccola Amelia va a prepararsi per andarsene col Dottore (povera!!!) è meravigliosa anche per l’altrettanto meraviglioso tema musicale che la accompagna (il tema di Amy, forse?) e altrettanto splendido è il tema che accompagna la “vestizione” del Dottore, il confronto con gli alieni, la carrellata finale in camera di Amy e il trailer della stagione. Quando esce il CD??

Trivia:
– Gli anni (1996-2008-2010) che ho dato non sono ufficiali al momento, ma dovrebbero essere corretti. In realtà il cartellino di Rory dice “1990”, ma non può essere! Al limite sarà la sua data di nascita.
– Il Dottore prende il suo nuovo “costume” in un ospedale, così come hanno fatto il terzo e l’ottavo Dottore! Secondo me Moffat ha incluso un ospedale solo per poter fare questa scena. (Personalmente penso che mi mancheranno le scarpe di Tennant.)
– Il Moff si cita, con il “timey-wimey” di “Blink”, i cowboy nella stanza (da “The Girl in the Fireplace”) e le varie “biblioteche”. Ma niente banane nella scena iniziale!
– E a proposito di “The Girl in the Fireplace”… l’analogia con quanto succede con Amy Pond è evidente: il Dottore le compare da bambina e poi di nuovo da adulta. Chissà se le analogie continueranno…
– Il Dottore ne sa più di noi di social network… Facebook, Twitter e… Bebo?
– Quell’onda su quel vecchio strumento del TARDIS che il Dottore zittisce alla fine… ha la stessa forma della crepa nella camera di Amy.
– Gli ascolti sono stati ottimi e perfettamente in linea con gli anni scorsi, nonostante ci sia in giro qualche giornale che afferma il contrario (e che probabilmente non sa fare due conti :–) )
– Quando il Dottore dice “I’ve put a lot of work into it”, riferendosi alla Terra… cita se stesso nello speciale parodistico non canon “The Curse of Fatal Death” scritto da Moffat (il suo primo Who!) nel 1999.
– I bastoncini di pesce nella crema pasticcera… BLEARGH!

The Eleventh Hour è stato scritto da Steven Moffat.

(Grazie a Morry per l’aiuto!)


E finalmente anche Matt Smith e Karen Gillan debuttano sugli schermi nostrani! (Be’, Matt ha debuttato brevemente ieri, in realtà). Steven Moffat ha debuttato mesi fa e non c’è bisogno di presentarlo… e così Murray Gold che per fortuna nostra è rimasto a scrivere la meravigliosa musica. Gli unici “novellini” sono proprio Matt e Karen. E Arthur Darvill (Rory). Ma non resteranno tali a lungo!

Tenete gli occhi aperti, già in questo episodio c’è un vaghissimo indizio sul finale di stagione!

E attenzione che l’episodio essendo più lungo di un episodio normale comincia più presto!

In replica .

Nella gallery trovate alcune immagini dell’episodio.