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5×10 – Vincent and the Doctor

Il Dottore, Amy e Van Gogh.Episodio: 5×10;
Titolo: Vincent and the Doctor;
Titolo italiano: Vincent e il Dottore;
Data di trasmissione in UK: ;
Data di trasmissione in Italia: ;
Scritto da Richard Curtis.

Trovate il nostro commento dettagliato all’episodio su Serialmente. EDIT: Serialmente non esiste più, quindi abbiamo copiato il post qui.

“If you paint it, he will come.”

Prendiamola larga e partiamo da questa citazione da parte del Dottore. Ecco, non avrei mai immaginato di trovare riferimenti a “Field of Dreams” in un episodio di Doctor Who, e invece… eccoci qua. Devo anche premettere che… no, non ho mai visto Quattro matrimoni e un funerale. E non ho mai visto Il diario di Bridget Jones e non ho mai visto Notting Hill. E nemmeno Love Actually. E soprattutto non ho mai visto un singolo episodio di Blackadder (e di questo mi vergogno), se non qualche spezzone con Hugh Laurie e Stephen Fry su YouTube. In compenso penso di aver visto (non tanto per mia volontà, quanto per presenza costante in tv per anni) tutto Mr. Bean più volte. Traducendo tutto questo: non sapevo esattamente cosa aspettarmi da un episodio scritto da Richard Curtis e l’unica cosa che sapevo era che avrebbe avuto un ruolo di rilievo Vincent…

…van Gogh. Ecco, era spoiler dire “van Gogh”? Chi pensavate che fosse Vincent, il cane di Lost?

Il Dottore ed Amy sono al Musée d’Orsay di Parigi, ed Amy è chiaramente una grande fangirl di van Gogh. Ma mentre la guida Bill Nighy racconta la sfortunata vita di van Gogh ai visitatori, il Dottore nota una strana, evil, faccia nella chiesa di Auvers e i due corrono quindi nel 1890 ad Arles, per indagare su quella creatura. Trovano subito van Gogh, al bar, e gli offrono da bere per farselo amico. Amy, essendo della stessa razza di van Gogh (scozzese ginger) non ha problemi a socializzare. Vengono però interrotti dal ritrovamento di una ragazza fatta a pezzi. I paesani incolpano la follia di van Gogh e lo scacciano a sassate. Il Dottore ed Amy si autoinvitano per la notte da lui e mentre sono lì vengono attaccati da una creatura invisibile che van Gogh riesce però a vedere. Indagando con uno strano aggeggio, il Dottore scopre che si tratta di una razza di predatori alieni invisibili all’occhio umano. Sa che l’essere sarà presente quando van Gogh dipingerà la chiesa di Auvers e quindi il giorno successivo (dopo una delle crisi depressive di Vincent) si recano tutti assieme allegramente alla chiesa. La creatura si fa vedere (per modo di dire) e per sbaglio van Gogh la uccide. Problema risolto, si torna a casa. O quasi. Visto che nessuno sembra apprezzare van Gogh nel suo tempo, perché non fargli fare un saltino nel 2010 al Musée d’Orsay? Vincent ha così modo di vedere che i suoi quadri sono ammirati da tutti e sentire dalle parole di Bill Nighy in persona che oggi è considerato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Il Dottore ed Amy lo riportano a casa felice, ed Amy è convinta che non si sarebbe più suicidato. Basta però un’ultima visita al museo per scoprire che purtroppo tutto è rimasto come prima, non basta un’occhiata sul futuro per cancellare la depressione.

Episodio stranissimo e, diciamocelo subito, totalmente incentrato sulla scena finale di van Gogh al museo. Tutto il resto è una scusa per poter arrivare in maniera sensata a quella scena, per far incontrare il Dottore ed Amy con lui, far far loro amicizia e quindi far prendere questa decisione insolita al Dottore. Qualcuno ha accusato la scena in questione di essere troppo palesemente studiata per essere commovente e strappalacrime… ed è sicuramente vero, ma il punto è: e allora? È giusto che lo sia, per una volta il Dottore si toglie lo sfizio di fare qualcosa che non si può (anche se in questo caso è palesemente – e lui lo sa, a differenza di Amy – innocua), mostrare a qualcuno, ormai morto, che quello che ha fatto non è stato invano, che oggi a differenza di allora, è venerato da milioni di persone. È un sogno impossibile di molta gente, probabilmente, e van Gogh è sicuramente uno dei casi più limite, vista anche la sua drammatica storia.

Drammatica storia che viene toccata in maniera molto adeguata a Doctor Who, ma comunque molto delicata. La scena in cui Vincent esce di testa nella sua stanza è sicuramente molto forte e insolita per questo genere di show, ma la malattia viene sempre trattata con rispetto… anche nell’esilarante scena in cui il Dottore si mette a parlarne e van Gogh subito lo zittisce avendo cose più importanti per la testa (dipingere!). Un plauso anche alla BBC che nei titoli di coda invece di parlare inutilmente dei soliti programmi che seguono, questa volta ha pubblicizzato un loro sottosito dedicato proprio alla trattazione di questi temi.

E un altro punto sviluppato in maniera marginale ma perfetta nell’episodio è l’assenza di Rory. Mi avrebbe dato personalmente molto fastidio se l’episodio fosse stato completamente stand-alone nonostante gli avvenimenti della settimana precedente, ma per fortuna Rory viene citato direttamente e indirettamente più volte. Quando Amy si chiede come mai il Dottore sia così gentile con lei all’inizio, o quando Vincent stesso si rende conto che Amy è triste (e lei non sa perché!). Fino ovviamente a quando il Dottore chiama Vincent Rory per sbaglio. Piccoli tocchi che fanno la differenza.

Un applauso enorme se lo merita Tony Curran, assolutamente perfetto nel ruolo di van Gogh, aiutato anche dalla grande somiglianza. E geniale la scelta di lasciargli il suo accento naturale scozzese, come Amy… van Gogh scozzese! (Anzi “van GOF” come dicono loro.) Sicuramente c’è una hidden agenda dietro tutti questi riferimento alla Scozia nella stagione. Forse che… l’head writer sia scozzese?? A proposito dell’head writer… RTD a suo tempo non guardava in faccia a nessuno e faceva riscrivere/riscriveva gli episodi di tutti tranne quelli del Moff. Ora il Moff sembra non guardi in faccia a nessuno… punto. Richard Curtis ha detto di aver dovuto riscrivere tutto due volte per arrivare alla versione corretta… e lo stesso Neil Gaiman è alla tot versione del suo 6×03. Ma entrambi concordano nel dire che le ultime versioni sono molto meglio delle prime.

Tornando all’episodio, cosa non ha funzionato? Sicuramente l’alienozzo invisibile. Non ho problemi con l’ennesimo alieno invisibile che costa meno (tipicamente sono i migliori, anche se questa volta è un caso, non sono motivi di budget), il problema era che in generale tutta la parte di episodio dedicata a lui era un po’ lenta, la scusa per correre nel 1890 un po’ debole e la risoluzione finale pure. Poverino, era cieco, è morto (ma non era una bestia crudele?) Kthxbye.

Da lodare invece Karen e Matt e bla bla bla, non mi spreco nemmeno più a ripeterlo. Matt è chiaramente nato per fare il Dottore, come David prima di lui. E Karen è sempre perfetta. Lode speciale a Bill Nighy. Sembra quasi sprecato averlo usato per così poco tempo, ma è stato perfetto in ogni sua parola e lieve cenno con la testa (quando sembra rendersi conto che quello che l’aveva appena baciato ringraziandolo era van Gogh, per poi scacciare subito la folle idea, era perfetto!) (OT: consiglio il corto Statuesque, di Neil Gaiman, con Bill Nighy e Amanda Palmer. /OT)

Da lodi anche (come sempre) Murray Gold, anche se per una volta c’è stata la stranissima scelta di mettere una canzone esterna (“Chances” degli Athlete) nel momento clue dell’episodio. È forse la prima volta che questo succede… ma non mi lamenterei, essendo stata un’ottima scelta!

Vincent and the Doctor è stato scritto da Richard Curtis.

(Grazie a Morry per l’aiuto!)


Un grandissimo episodio dell’esordiente Richard Curtis. Esordiente in Doctor Who, naturalmente, avendo scritto cose come Blackadder, Quattro matrimoni e un funerale, Love Actually o Mr. Bean.

In replica . Sempre , tornano le repliche della seconda stagione con “The Impossible Planet“.

Nella gallery trovate alcune immagini dell’episodio.