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Sottotitoli di Genesis of the Daleks, prima parte

Questa settimana RadioWho (della quale vi consigliamo di ascoltare il podcast della puntata di venerdì scorso), pur andando in onda con il consueto appuntamento del venerdì sera, non parlerà di episodi di Doctor Who facenti parte della maratona in corso: si tratterà infatti di una puntata speciale, di minor durata del solito e dove si discuteranno alcuni degli argomenti più caldi relativi alla nostra serie televisiva preferita.

Venerdì 26 febbraio ci sarà invece la puntata dedicata, come da programma, al serial classico Genesis of the Daleks, con protagonista il Quarto Dottore, interpretato da Tom Baker.

In questo post vi forniamo i sottotitoli dei primi 3 episodi che compongono questa storica e fondamentale avventura, mentre nei prossimi giorni provvederemo a fornirvi anche quelli per le parti restanti, realizzati apposta perché possiate arrivare preparati alla diretta radiofonica dedicata.

Enjoy!

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Day of the Daleks

Day-of-the-Daleks-intFanatics, Jo, not thugs. Changing history is a very fanatical idea, you know.

In Day of the Daleks (trovate i sottotitoli relativi in questo post) è di scena il Terzo Dottore e, per la prima volta nella maratona di RadioWho, anche i suoi acerrimi nemici, i Dalek.

Immancabili quando si parla del Dottore e della sua “mitologia”, i Dalek incrociano la strada del Dottore fin dalla sua prima incarnazione, e sono infatti dei nemici ben noti quelli che reincontra in questo serial, anche se è la prima volta per Jon Pertwee.
Troveremo nuovamente i Dalek nelle prossime tappe della maratona, ma per il momento vorrei soffermarmi su come appaiono qui: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, o perlomeno a quanto pensavo io, i Dalek risultano forse più minacciosi e inquietanti qui che nelle loro apparizioni durante la nuova serie. In questa avventura non agiscono quasi mai in prima persona, avendo dei servitori che eseguono i loro ordini, ma la loro freddezza, la loro determinazione e la loro crudeltà, il tutto convogliato nell’obiettivo di governare la Terra, fa sì che lo spettatore avverta la pericolosità di questi alieni, nonostante l’aspetto che si potrebbe anche trovare buffo, o comunque non proprio inquietante.

Per quanto riguarda il Dottore, Pertwee ne dà una versione decisamente particolare, che per indole personale è quella finora che mi ha convinto meno: il personaggio assume infatti atteggiamenti più vicini a quelli di un detective rispetto ai parametri a cui siamo abituati, soprattutto nella prima parte dell’avventura, con sviluppi che lo calano addirittura in situazioni che paiono prese da una spy-story. Il Dottore dimostra poi in più occasioni di padroneggiare una sorta di arte marziale, o comunque di saper usare alcune mosse di attacco e difesa che lo avvicinano più ad un avventuriero vecchio stampo piuttosto che al Signore del Tempo a cui siamo abituati.

Anche il tenore dell’avventura rispecchia queste impressioni: siamo nel periodo in cui il Dottore è in pianta stabile sulla Terra, e lavora per la Unit a stretto contatto con il Brigadiere Lethbridge-Stewart, più volte citato anche nella serie moderna. Vien da sé che, pur sempre con attinenza a trame di stampo fantascientifico o fantastico in genere, le avventure vissute dal Dottore in questo frammento della sua vita possano avere punti di contatto con gli altri generi citati prima. Ma resta straniante.
A parte questo, Pertwee fornisce comunque una prova attoriale convincente (e straordinariamente affine a quella che anni dopo avrebbe fornito il somigliantissimo figlio, Sean, nei panni di Alfed per la serie TV Gotham), molto d’azione ma che non manca di quella compostezza inglese e di quel portamento recitativo tipico del teatro, dove l’attore ha sviluppato buona parte della sua carriera.
Anche Jo Grant, la companion interpretata dall’attrice Katy Manning, fornisce una prova di tutto rispetto: a confronto con Zoe, vista nel precedente serial analizzato, The Mind Robber, Jo è forse più aderente al modello di “donzella in difficoltà”, finendo spesso in situazioni di pericolo dalle quali essere salvata. Ma è da notare che non si abusa in modo cieco di questo cliché: Jo si rivela infatti anche una ragazza curiosa, capace di porre domande intelligenti al Dottore e anche di compiere gesti di coraggio e di dimostrare spirito d’iniziativa. Ne esce quindi un buon personaggio, non esattamente a tutto tondo ma comunque apprezzabile.

È interessante ricordare che l’attrice tornerà a vestire i panni di Jo nel 2010, nel pregevole quinto episodio della quarta stagione di The Sarah Jane Adventures, spin-off di stampo teen di Doctor Who con protagonista un’altra companion della serie classica, Sarah Jane appunto. In The Death of the Doctor Jo Grant compare come guest star (come anche Matt Smith nel ruolo del Dottore), con un’idea di fondo piuttosto buona e con un uso del personaggio rispettoso e stimolante per le riflessioni sulla figura dei compagni di viaggio del protagonista.

Una parola la merita anche il celebre Brigadiere: l’ho trovato un personaggio riuscito e ben caratterizzato, assimilabile per ruolo, rapporto con il Dottore e tenore delle storie una sorta di corrispettivo dell’Ispettore Lestrade dei racconti di Sherlock Holmes, oppure al Commissario Basettoni nei fumetti di Topolino. Un uomo che rappresenta l’autorità, onesto e dotato anche di certe qualità, ma che finisce per fare solo da spalla e “supporter” dell’eroe, fornendogli sostanzialmente lo spunto iniziale delle avventure e alcune facilitazioni grazie al proprio lavoro.
Il fatto che non gli si faccia comunque fare eccessive figuracce lo rende simpatico e funzionale alla storia.

Per quanto riguarda la trama, infine, mi ha soddisfatto più di quanto mi aspettassi: parte infatti in modo strano, mettendo in scena una situazione misteriosa, che intriga ma che risulta annacquata in un’ambientazione e un contesto che si configurano come poco appassionanti. Solo verso la fine del secondo episodio, dei quattro totali di cui è composto il serial, si inizia a intravedere il disegno complessivo, che si rivela particolarmente interessante grazie a ingredienti quali paradossi temporali e tentativi di cambiare la Storia… dal futuro. Quindi, di cambiare il nostro presente.
Niente di narrativamente sbalorditivo, intendiamoci, ma il tutto viene gestito in maniera interessante e lodevole, con qualche pecca qua e là e con un finale eccessivamente accelerato ma con un cuore narrativo coinvolgente.

Sottotitoli di Day of the Daleks

Stasera, durante la diretta di RadioWho si parlerà della seconda metà di The Mind Robber, della quale vi abbiamo fornito i sottotitoli e una recensione del serial nel suo complesso.

Ma per arrivare preparati alla puntata di venerdì prossimo, 12 febbraio, siamo già in grado di fornirvi i sottotitoli di Day of the Daleks, il serial del Terzo Dottore scelto per questa maratona dove il protagonista ha il volto di John Pertwee, e del quale si discuterà in trasmissione la prossima settimana.

I sottotitoli delle quattro parti complessive che compongono Day of the Daleks sono quindi disponibili da scaricare al link in fondo a questo post.

Enjoy!

ATTENZIONE: i sottotitoli che vi forniamo per questo serial sono calibrati sulla sua versione originale e non su quella ridoppiata e rimontata successivamente.

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The Mind Robber

The-Mind-Robber-intLogic, my dear Zoe, merely enables one to be wrong with authority.

Nel presentare Doctor Who ad un profano, una costante dei fan è quella di fare riferimento alle possibilità praticamente illimitate dell’ambientazione di ogni episodio, concesse dalla capacità del protagonista di viaggiare a suo piacimento nel tempo e nello spazio. D’altronde il TARDIS può condurre il suo proprietario, e con lui il pubblico, veramente dovunque, facendolo ritrovare in uno scontro fra pistoleri nel West, su una stazione spaziale a combattere contro robot impazziti o sul campo di battaglia della sanguinaria guerra dei cent’anni. In tal modo la serie non compie un semplice cambio di setting, ma un vero e proprio cambio di genere, esplorando nuove possibilità e reinventandosi di episodio in episodio; se già nell’era di William Hartnell, Doctor Who si era spinto nei meandri della fantascienza fino a toccare corde esterne al genere stesso, è probabilmente con The Mind Robber (S06 Ep6-10, di cui vi abbiamo fornito i sottotitoli della prima e della seconda metà) che si arriva al punto massimo di libertà che questa scelta stilistica può offrire.

Diviso in cinque episodi e caratterizzato da una trama certamente fra le più originali della serie, rappresenta un unicum per la scelta di ambientare la storia in una sorta di “mondo della fantasia”, facendo incontrare al Dottore per una volta non strani esseri di lontani mondi o grandi personaggi di epoche passate, ma celebri creature fuoriuscite dalle pagine della letteratura d’ogni tempo. Questo pone le basi per i continui cambi di setting e di minacce che i protagonisti si ritrovano ad affrontare, permettendo anche svolte completamente assurde e lasciate senza alcun bisogno di una vera spiegazione. E tutto funziona, nella più totale stravaganza e follia creativa, anche grazie all’approccio scelto da Peter Ling (sceneggiatore del secondo, terzo e quarto episodio), più vicino a Walt Disney che non ai fratelli Grimm come impostazione, che regala a buona parte del serial una spensierata atmosfera di divertimento.

La storia riprende dove era terminato The Dominators, il serial precedente, con il secondo Dottore e i suoi compagni Jamie e Zoe all’interno del TARDIS bloccato nel bel mezzo di un’eruzione vulcanica. La necessità di salvarsi da questa situazione spinge il Dottore a usare un’unità di emergenza che conduce la celebre cabina fuori dalla realtà stessa, in una sorta di vuoto totale. Jamie e Zoe si ritrovano vittime di una forza tentatrice che li spinge ad uscire dalla nave, una forza cui lo stesso Dottore resiste con fatica. Inizia così il primo episodio, sceneggiato da Derrick Shervin (già mente dietro The Web of Fear), il quale si trova il non facile compito di costruire in poco tempo una puntata in grado di legare The Mind Robber, i cui quattro episodi sono completi e pronti per essere girati, con The Dominators, cui era stato tagliato il sesto episodio a causa del basso audience. Scarsissime le risorse sfruttate, dunque (il set del TARDIS, nessuna ambientazione, il solo cast ricorrente), per un episodio incredibilmente efficace, pregno d’incertezza e claustrofobia sorrette, oltre che da una buona sceneggiatura, dall’abile regia di David Maloney. Alla fine, dopo aver salvato i suoi due compagni, il Signore del Tempo tenta di tornare alla realtà, ma il tentativo fallisce e il TARDIS… esplode, lanciando i suoi passeggeri nel nulla: un inizio che lascia indubbiamente scioccati.

È tuttavia dal secondo episodio in poi che si entra veramente nel vivo della vicenda, con i nostri intrappolati in un mondo ove la realtà e la logica sono sovvertite, per far posto alla fantasia di un inquietante essere che tutti chiamano semplicemente “il Padrone”. Da qui in poi il setting diviene protagonista tanto quanto il trio di personaggi, mostrandosi sempre differente e mai prevedibile (pur assecondando alcuni cliché) passando da una foresta di parole a una casa sperduta nel bosco o dal labirinto del Minotauro a un castello con all’interno tecnologia all’avanguardia. Forti dell’incredulità del Dottore gli spettatori vengono accompagnati in questo turbine di trovate, le quali, va detto, sono talmente in gran numero da poter tecnicamente riempire un’intera stagione, ma vengono abilmente gestite come i segmenti di qualcosa di più grande evitando in tal modo di annoiare.
Ad aiutare in questo intervengono anche i personaggi della letteratura incontrati durante gli episodi, davvero vari per genere e provenienza. Tra di essi i più efficaci sono sicuramente Gulliver, interpretato dal grande Bernard Horsfall (e che Ling fa parlare unicamente sfruttando dialoghi già presenti nel libro I Viaggi di Gulliver), e la mitologica Medusa, caratterizzata da dei serpenti bene animati in stop-motion. Notevoli anche gli inquietanti soldatini giocattolo giganti, preceduti da un intelligente suono del battere d’un pendolo che amplifica l’effetto della loro presenza, e Karkus, personaggio proveniente da un immaginario fumetto degli anni 2000. E poi ancora altri personaggi di leggende, favole, miti e romanzi. Tutto in The Mind Robber sembra glorificare la carta stampata in ogni sua forma.
Non vanno inoltre dimenticati le varie prove di fronte alle quali il Dottore, Jamie e Zoe vengono costantemente posti, sotto forma di indovinelli, rebus, puzzle (uno in particolare inerente il volto di Jamie che il Dottore sbaglia con divertenti conseguenze) e giochi di parole, come a voler omaggiare anche la creatività e l’ingegno, i veri padri della letteratura.

E proprio parlando di questi ultimi ci portiamo al senso di ciò che Ling vuole esprimere col titolo del serial, senso che diviene chiaro nel momento in cui il Dottore si ritrova finalmente faccia a faccia con l’antagonista della storia, quel famoso Padrone che pare avere il controllo su ogni cosa nel mondo della fantasia. Seppure nella storia prevalga un senso di divertimento, nel progredire si ode sempre più forte un grido contro il pericolo che può venire dal conformarsi ad un unico pensiero non nostro, un ideale non sentito. Se già all’inizio questo si fa sentire, con Jamie e Zoe che si lasciano ingannare dalla voce del Padrone, nell’ultimo episodio ciò si palesa ancora di più, con i compagni del Dottore che vengono completamente soggiogati e resi al pari degli altri personaggi fantastici (quindi semplici marionette), ed è ancora più palese quando arriviamo a scoprire la verità sul Padrone stesso. La resistenza opposta dal Dottore porta con sé dunque, probabilmente, un ben maggiore senso di libertà, che possiamo considerare legato all’omaggio di cui si parlava prima come una magnifica e indissolubile morale della favola.

Pur essendo indubbiamente riuscito, The Mind Robber non può però definirsi un serial esente da difetti. A molte delle creature incontrate dal Dottore e i suoi compagni non è stata resa giustizia a causa degli effetti speciali (è il caso del davvero povero Minotauro) o di scarse capacità attoriali (la giovane attrice che interpreta Raperonzolo, ma anche i bambini), alcune parti sono eccessivamente veloci e l’escamotage del gridare che un personaggio non sia reale per poi farlo sparire lascia un senso di pigrizia e viene francamente usato troppe volte.

Questa recensione è a cura di Eddy, collaboratore del sito e membro dello staff che si occupa dei sottotitoli che realizziamo per voi, sia per le nuove stagioni che per gli episodi di questa maratona di RadioWho.

Sottotitoli di The Mind Robber, seconda parte

Stasera, come previsto  nel calendario della maratona alla scoperta di tutte le incarnazioni del Dottore, non andrà in onda su Spreaker il consueto appuntamento del venerdì con RadioWho.

Ma i lavori che “dietro le quinte” vi permettono di fruire al meglio degli episodi selezionati dal team della giovane web-radio non si fermano: dopo aver discusso della prima metà di The Mind Robber durante la trasmissione di venerdì scorso (se vi siete persi la diretta potete ascoltare il podcast), nella puntata di venerdì prossimo, 5 febbraio, si commenterà la seconda metà di questo serial, scelto per rappresentare il Secondo Dottore, interpretato da Patrick Troughton.

Per permettervi di arrivare preparati alla diretta di settimana prossima, vi forniamo quindi i sottotitoli italiani che abbiamo realizzato per l’occasione, corrispondenti agli episodi 4 e 5 del serial in oggetto.

Buona visione!

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