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Moffat sulla scelta del Dodicesimo Dottore

Steven MoffatIn queste ore i vari siti stanno fornendo con il contagocce pezzi della conferenza stampa di Steven Moffat successiva all’annuncio di ieri, in cui è stato reso pubblico Peter Capaldi nel ruolo del Dodicesimo Dottore. Per fortuna abbiamo trovato un transcript completo così possiamo dirvi tutto quanto senza perdere tempo in commenti inutili.

Giornalista: Ottima scelta.

Moffat: Grazie.

Giornalista: Si sente che è la scelta giusta.

Moffat: Lo spero.

Giornalista: Quando è entrato sotto il vostro radar?

Moffat: Be’, un po’ di tempo fa. Scusa, Morgan [di Digital Spy], ti ho mentito. Un bel po’ di tempo fa. Sapevo che era un grandissimo fan. C’è qualcosa di affascinante nel sapere che c’è un attore così fantastico e carismatico, uno dei migliori attori in Gran Bretagna, che è un fan dello show. E cominci a pensare “Forse dovremmo combinarci qualcosa”. Per cui un bel po’ di tempo.

Giornalista: Avevi una breve lista di nomi?

Moffat: Sì, la lista era: Peter Capaldi.

Giornalista: Una lista molto breve.

Moffat: Una lista molto, molto breve. Onestamente, abbiamo fatto un solo provino questa volta. E non è stato un vero provino, più un… è venuto a casa mia e l’abbiamo messo su video per vedere come fosse nel ruolo del Dottore e, Dio, è stato bravissimo. L’ha fatto la maggior parte delle sere, credo.

Giornalista: Sei deluso che la notizia è uscita prima online? Sei sorpreso di quanti ci abbiano scommesso sopra?

Moffat: Be’, ci ho realizzato un piccolo profitto anch’io! Confrontato ad altre nostre uscite recenti di notizie questa è relativamente minore!

Giornalista: Credi che la gente scommetta e ci guadagni? C’è un vero problema di uscita di notizie? È un po’ uno scandalo che sia uscita prima?

Moffat: Credo che ci siano ben altri scandali al mondo di cui preoccuparsi. Non ci badiamo troppo.

Giornalista: Hai visto nessuno del tuo staff con una Ferrari?

Moffat: Non credo ci guadagneresti una Ferrari. Io mi son fatto un pogo-stick, è fantastico.

Giornalista: Hai mai pensato di non procedere perché in qualche modo sembrava troppo perfetto?

Moffat: No. Questo è il modo in cui ti devi sentire quando il casting è giusto. Non me lo sono inventato quando ho detto che avevo pensato a lui mentre stavamo sostituendo David, ma allora non sembrava la cosa giusta fa fare. A dire il vero, se ci pensate, non sarebbe stata affatto la cosa giusta. Non allora. Ma c’è qualcosa nel Dottore di Matt che spiana la via per il Dottore di Peter.

Giornalista: Quindi ragioni nel contesto del precedente?

Moffat: È un unico personaggio… ed è questa la cosa importante da ricordare in Doctor Who. Un personaggio che vive la sua vita interpretato da una serie di attori diversi e devi arrivare ogni volta in quel posto. Posso in qualche modo assolutamente credere che lo strano vecchio-giovane Matt Smith si trasformerà nello strano giovane-vecchio Peter Capaldi. Non mi causa alcun problema.

Giornalista: Cosa vuoi che porti Peter?

Moffat: Genialità, ma se devo essere assolutamente onesto, lasciamo che sia Peter a fare il suo lavoro. Non gli dirò come interpretare il Dottore. Io scriverò il Dottore. E sareste sorpresi nel vedere quanto simili siano i Dottori su carta. Lo sono davvero. Se guardate scene scartate delle ere precedenti – che non avete mai sentito il Dottore recitare – vedrete che è sempre più o meno lo stesso. Quando ho messo online i tre provini – o meglio, li ho messi sulla DWM e poi sono finiti online – tutti hanno detto “Oh, suona come Matt”, no, non è vero. Quella è solo la voce dominante ora nella vostra testa. Una era una scena di Matt adattata, una era di David e una di Chris. Sono i tre che abbiamo avuto nell’era moderna. È solo che quando li metti su carta… è il Dottore. È solo quell’uomo molto, molto intelligente. Va in giro con voce e faccia diversa. Diventa molto diverso. Ricordo quando ho scritto “The Eleventh Hour” e tutti mi dicevano “È esattamente come il Dottore di David”. E poi qualche settimana dopo abbiamo scelto Matt e tutti che si complimentavano con me – e io accettavo i complimenti – per come avessi riscritto bene l’episodio per Matt. Non avevo toccato una parola. Lo guardavano e immaginavano Matt. Il Dottore è il Dottore. Questo è molto, molto importante, ma avrà una nuova faccia e una nuova voce.

Giornalista: Cos’ha fatto Peter nel provino? C’è stato qualcosa di particolare che ti ha fatto pensare “Wow”?

Moffat: Non credo nulla di particolare. È che sai quando il Dottore è nella stanza – lo sai e basta. Abbiamo visto il Dottore non essere nella stanza quando delle persone recitano quelle battute a voce alta. Io, per esempio. Faccio schifo quando lo faccio. E ci provo tutte le sere. E non sono mai bravo. Lo sai e basta. Per controllare di non essere impazziti l’abbiamo mostrato a Ben [Stephenson, capo della sezione “drama” della BBC] e altri. E tutti abbiamo detto “Sì, è ovvio, ci siamo – il Dottore è nella stanza”. Quando l’avete visto uscire stasera non avete pensato “Be’, eccolo lì”? È il Dottore, vero? Improvvisamente è il Dottore. Malcom Tucker è stato spazzato via. Improvvisamente è questo magnifico leader. Com’è successo? Non lo so.

Giornalista: È stata una scelta consapevole invecchiare, questa volta?

Moffat: Da parte mia? Sì, invecchio consapevolmente da un po’ ormai. Potrei fare il contrario, se volessi. Ma non voglio particolarmente. L’età apparente del Dottore non ha alcun senso, narrativamente parlando. È stato di tutto, dalla ventina alla settantina. Ovviamente non gli interessa, si prende la faccia dall’attaccapanni e la usa. Quindi, non specialmente. Credo sia bello che abbiamo un’età diversa, solo perché non riesco a immaginare cosa potrebbe fare con il Dottore qualcuno sulla ventina dopo che Matt ha mostrato a tutti noi come fare. Non so cosa potrebbe fare perché era così perfetto. Dovresti essere un’alternativa o una contraddizione deliberata… non funzionerebbe, non credo. Quindi ci rende la vita più facile, credo, il fatto che Peter sia diverso. Ma non è stata questa la ragione. La ragione è stata che il Dottore era nella stanza, fine. Non si discute con questo.

Giornalista: Quanto sei bravo a tenere i segreti?

Moffat: Non ve lo dico. [Pausa] Che bella risposta! Posso avere un po’ di rispetto? È stata una risposta fenomenale. [Brevi applausi]

Giornalista: Be’, hai tenuto segreti la morte e il ritorno di Sherlock.

Moffat: Non è morto, è dietro a un albero.

Giornalista: Insomma, quanto è stata dura? Te lo chiedono tutti.

Moffat: Be’, non è davvero dura, basta dire “Non te lo dico”. Oppure menti. Scusa ancora, Morgan.

Giornalista: Credi che riuscirete a tenerlo come Dottore per un po’? Lo vorrete tenere il più a lungo possibile, no?

Moffat: Sì. Ed è per questo che teniamo la sua famiglia in cantina. È l’unico modo che abbiamo.

Giornalista: Che genere di Dottore sarà?

Moffat: Magnifico. Non lo so. La verità è che non lo so. Abbiamo visto… l’ho visto fare roba da Dottore e ha funzionato. L’ho visto provare la technobabble, l’ho visto con delle cose assurde. Ho scritto scene volutamente impossibili, con dialoghi volutamente impossibili. Solo per vedere: riesci a fare l’impossibile anche senza che ti gettino robe viscide addosso? E ora ti getteremo robe viscide addosso e una lucertola e ti chiederemo di dire tutta questa roba e spiegare la trama. Quindi non lo sappiamo ancora. Ci lavoreremo. E, come abbiamo fatto con Matt – sapete come Matt si sia sviluppato enormemente mentre si approcciava alla parte nei primi episodi – faremo con Peter.

Giornalista: Cosa indosserà?

Moffat: Vestiti. Qualcosa di diverso sarebbe uno shock. Non lo so. A nessuno interessa nulla di quello che penso sui costumi, è questa la verità. Non ho mai avuto la minima influenza. Non saprei immaginare cosa.

Giornalista: Quanto è stato frustrante organizzare questa serata?

Moffat: È stato fantastico che nessuno abbia detto che potesse essere Peter(!) Voglio dire, dev’essere stato uno shock quando è uscito. Mi preoccupo per la persona che non lo sapeva e magari non stava guardando. Ho pensato che avremmo potuto chiamarli e dire “Sei a casa? Be’, inizieremo quando ci sarai.” È stato frustrante, non per la segretezza… importa? No, non molto. Importa che la gente ami la scelta, ecco. E quello che vedevamo quando c’è stato qualche vago indizio che potesse essere Peter era che tutti erano euforici all’idea. Ho detto a Peter, prima che uscisse stasera – era un po’ nervoso, ovviamente – gli ho detto “Immagina se non fossi Peter Capaldi e dovessi uscire lì fuori stasera. Ti abbatterebbero. Devi essere tu. Se fosse stato qualcun altro ti avremmo rapito e portato qui”. Non avevamo scelta. Per cui non è stato frustrante dal punto di vista della sicurezza perché, onestamente, se il segreto viene rivelato non succede niente. Non succede assolutamente nulla. Qualcuno vince un sacco di soldi alle scommesse. Ben Stephenson.

Giornalista: Hai mai preso seriamente in considerazione una donna?

Moffat: È assolutamente possibile dal punto di vista narrativo e quando sarà la decisione giusta forse lo faremo. In questo momento non mi sembrava giusta. Non sentivo che abbastanza persone lo volessero. Curiosamente la maggior parte delle persone che si dichiarano assolutamente contrarie – e so che mi metto nei guai a dirlo – sono donne. Dicono “No, no, non fatelo donna!” Non che sia stato influenzato da questo. Nulla mi influenza. Ovviamente.

Giornalista: Cosa dici a Helen Mirren?

Moffat: Che è ora che un uomo interpreti la regina. Fatti da parte a favore di un uomo.

Giornalista: Come sono i tempi? Quando inizierà a lavorare?

Moffat: Ehm, farà una scena molto breve a Natale.

Intervista a Steven Moffat

Moffat, Cumberbatch, Smith.Vulture ha appena pubblicato un’interessantissima intervista a Steven Moffat, in cui scopriamo molte cose.

Alcuni dei punti più interessanti:
– Clara è molto diversa da Amy e un po’ misteriosa perché, a differenza di Amy che è arrivata agli spettatori con il nuovo Dottore, ora è solo lei la novità, mentre conosciamo questo Dottore già da un po’.
– Clara è molto diversa da Amy. Anche solo il fatto di essere più bassa rende automaticamente più alto il Dottore.
– All’inizio Moffat non sapeva come sarebbero state legate Oswin e Clara, ma l’ha deciso comunque con largo anticipo.
Doctor Who non è complicato, nessuno realmente dice che lo sia complicato, è la stessa leggenda metropolitana della “Agenda gay” di Russell T. Davies: qualcuno lo dice e molti lo ripetono. Detto questo non ha problemi a fare episodi complicati (come d’altra parte li vogliono soprattutto i bambini), semplici, adulti o infantili… basta che non siano noiosi.
– Dopo ogni episodio Russell gli manda un’email con i suoi commenti. Dopo “The Angels Take Manhattan” gli ha scritto che ha pianto!
– L’epilogo mai filmato con il padre di Rory sarebbe dovuto essere un minisode. Non è stato girato perché l’attore Mark Williams non era disponibile.
– Nella prima versione di “The Angels Take Manhattan” non saltavano dall’edificio e il Dottore era molto più protagonista (ma il finale era lo stesso).
Neil Gaiman è tornato per rendere un po’ di giustizia ai Cybermen che ormai erano un po’ “stanchi”.
– Un film di Doctor Who non si potrebbe fare perché verrebbe a scapito della serie tv che è la cosa più importante. E sicuramente comunque non dovrebbe essere un reboot che non avrebbe alcun senso.
– Nel resto della stagione: un sottomarino, un thriller urbano a Londra e il pianeta alieno più bello mai visto.
– Lo spostamento delle riprese di Sherlock è solo per gli impegni di Benedict Cumberbatch e non ha alcun riflesso sulla data di trasmissione (come aveva già detto la moglie).
– Purtroppo, non ha intenzione di tornare su Twitter.

Intervista a Steven Moffat dal Daily Beast

Steven Moffat.Qualche giorno fa Steven Moffat ha rilasciato un’interessantissima intervista al Daily Beast. Ve la proponiamo qui di seguito!

Domanda: È stato rivelato che River Song è la figlia di Amy e Rory. Era questa la soluzione che avevi in mente quando l’hai introdotta per la prima volta?

Steven Moffat: Non proprio… è saltata fuori per il motivo più pratico: dovevo avere il Dottore in una biblioteca… e un gruppo di archeologi doveva trovarlo e non arrestarlo subito per il suo crimine. La carta psichica non sarebbe bastata e quindi ho pensato, “E se uno degli archeologi lo conoscesse?”… Ma poi ho pensato, “E se uno degli archeologi lo conoscesse, ma lui non conoscesse l’archeologo?” Improvvisamente è diventata una figata. “E se fosse una donna? E se fosse una donna che flirta con lui in maniera abbastanza possessiva?” Al che ti esplode in testa un’intera storia… potrebbe essere sua moglie o una sua ragazza, o comunque qualcuno con un qualche interesse romantico.

Quando ho introdotto Amy Pond l’ho fatto tenendo presente la possibilità che potesse essere la madre di River, per questo ci ho messo il “Pond”. Non era garantito che Karen restasse o che Alex tornasse, era solo una possibilità che ho mantenuto viva.

D: Cosa ci puoi anticipare sul resto della stagione, partendo da “Let’s Kill Hitler”?

SM: È assolutamente fantastica. Non posso anticipare niente, ma posso promettervi una cosa. Verranno date delle risposte. Non stiamo davvero giocando a fare Lost. Scoprirete cosa succede realmente su quella spiaggia, scoprirete la verità su River Song – cosa che non sapete ancora… principalmente sono risposte, risposte e risposte, in un certo senso… ma alla fine dell’episodio 13 saranno iniziate altre cose. La cosa più bella del mistero di River Song è che ogni volta che ti dà una risposta, ti fa sorgere un’altra domanda.

D: Ci sono state voci su dei tagli al budget dietro la decisione della BBC di non mandare in onda una stagione intera di Doctor Who nel 2012…

SM: Sono tutte sciocchezze. Prima di tutto, andremo in onda nel 2012. L’unica cosa che succede è che ci spostiamo un po’ più avanti… ci sono molte ragioni per questo e saranno chiare presto… Di certo non ci saranno meno episodi. Credi che la BBC lo permetterebbe? Con un’audience media di 10 milioni? Il profilo internazionale di Doctor Who è enorme. Non ha mai avuto così tanto successo prima. Non si riduce uno show così. Succederà l’opposto, in effetti.

D: Prima o poi, tu, Matt Smith e Karen Gillan…

SM: Moriremo?

D: …passerete a fare altro. Hai già pronta una strategia d’uscita per Matt?

SM: Nei termini più vaghi, ho già pensato, “Quale sarà la battaglia finale? Quale sarebbe il modo più eroico per andarsene?” Lo potrei usare quando arriverà quel terribile giorno. Ma non è una strategia d’uscita. Non voglio pensare che le storie finiscano, voglio sentire dentro di me che possono continuare per sempre.

D: Dividi il tuo tempo tra Doctor Who e Sherlock. Quanto prevedi che durerà la tua gestione?

SM: Quello che è assolutamente vero è che finirò le forze prima di finire le idee, perché la mia vita non ha giorni di ferie… quindi, a un certo punto, potrebbe rivelarsi essere troppo. Non è qualcosa che sento ora. Amo farlo. Temo lievemente l’idea di andarmene, a essere onesto. Sarebbe molto difficile sentire che il Dottore non è più mio… Quel giorno arrivò per Russell e lui mi disse, perché gli avevo chiesto come stesse, “Lo amo come sempre, è solo che non voglio più farlo”.

Non ci riconosceremmo più se non amassimo Doctor Who. Sarebbe una cosa terribile da perdere… E lo stesso valeva per David. Ho avuto a che fare con lui in quel periodo, è un amico.

D: Con quanto anticipo progetti le tue storie per Doctor Who?

SM: Quattro pagine. [Ride.]

D: Chiaramente hai uno story-arc lungo una stagione in mente. Lo consideri di stagione in stagione?

SM: Sì, perché non si sa mai cosa succederà e vuoi che ti siano concesse nuove possibilità. Tendo sempre a favorire le idee nuove… dicevo ai miei scrittori “Non pensate al vostro prossimo episodio perché quando ci arriverete ormai vi avrà annoiato…” Ovviamente quest’anno ho dovuto pensarci con un po’ più di attenzione, perché sapevo cosa avremmo fatto con River, ne avete già visto la metà, ormai. Non abbiamo mai avuto una storia così tanto basata sullo story-arc e l’anno prossimo spingerò la leva dalla parte opposta.

D: Come piazzeresti Amy Pond rispetto a chi l’ha preceduta di recente, cioè Rose, Martha e Donna? L’hai creata come reazione a qualcuna delle recenti companion del Dottore?

SM: Non credo sia possibile, perché è una persona completamente differente. Con il Dottore si può fare un po’, ma Amy Pond non ha mai nemmeno incontrato le altre ragazze, perché dovrebbe essere una risposta a loro? Ci saranno sempre alcuni punti in comune tra le persone che scelgono di varcare quelle porte blu, ma credo che Amy sia… sotto alcuni punti di vista, una delle più complicate. A causa del modo molto strano con cui ha conosciuto il Dottore, ci ha messo molto tempo a fidarsi di lui. Le piace divertirsi… continuo a ripetere “ragazza cattiva nel TARDIS”. E ora sapete chi è sua figlia e sono entrambe ragazze cattive.

D: Qualcuno è arrivato a dire che Amy è un espediente narrativo più che un personaggio.

SM: Non l’ho mai sentita questa, quindi non saprei come rispondere… ma non lo è. Anzi, a volte si mette in mezzo alla narrazione e la ostacola. Amy è complicata, non fa sempre come le si dice, non adora il Dottore quanto dovrebbe, è una ragazzaccia.

D: Parte delle critiche provengono dal fatto che Amy viene definita esclusivamente in base alle sue relazioni con gli uomini della sua vita, il Dottore e Rory, mentre per chi l’ha preceduta vedevamo delle vite domestiche attive e intense, a prescindere dai loro rapporti romantici.

SM: La vediamo una vita domestica attiva per Amy. Il suo ragazzo e la sua… non vedo differenze.

D: Be’, una vita in famiglia, per cominciare. O una vita al di fuori di Rory.

SM: Non vediamo molto mamma e papà… ma non riesco a pensare a qualcuno che non sia definito dalle sue relazioni… Credo che a volte Amy sia definita dalle sue relazioni problematiche con quelle persone, dalla sua lieve indecisione su chi ami davvero, il suo egoismo intenzionale, a volte, e la sua cattiveria, che mi piace. Come dicevo “ragazza cattiva nel TARDIS”.

D: Com’è cambiata la dinamica nel TARDIS ora che c’è una coppia sposata a viaggiare?

SM: In modi molto divertenti e interessanti… la cosa grossa per il Dottore è che lui crede di… aver fatto l’intruso per troppo tempo. Ogni volta che cerca di uscirne salta fuori un nuovo problema che non gli permette di farlo. All’improvviso, Amy è sposata. Il suo futuro marito è morto e poi di colpo è tornato e così lui va con loro in luna di miele ed esce con la loro figlia. È complesso ed è quello a cui lui pensa sempre: Quando riuscirà ad andarsene? Ha sempre avuto una strategia d’uscita da tutte queste relazioni, inclusa quella con Rose che amava tanto, perché sa che non può restare, provocherebbe troppi danni. In uno dei prossimi episodi siede in una stanza e dice “Non posso continuare a far loro questo”. È troppo, è troppo pericoloso.

D: Dovremmo trovare strano che il Dottore esce con la loro figlia?

SM: Sempre che esca davvero con la loro figlia. Sembrerebbe avere, quantomeno, una donna che flirta con lui con la sicurezza di una moglie. Come funzionerà? Credo che Rory probabilmente lo prenderà a pugni due volte al giorno. “Giù le mani da tutte e due!” Non credo che darà fastidio a Amy nemmeno per un secondo, perché lei ha fatto la sua scelta. Non vuole il Dottore. O meglio, ha già il Dottore in quel modo e penserebbe “Vai così, ragazza! Vai a prendertelo!”

D: Abbiamo avuto l’episodio di Neil Gaiman questa stagione. Ci sono altri autori ospiti nella tua lista dei sogni ?

SM: La verità è che meno esperienza hanno in televisione, più devi riscrivere la loro sceneggiatura, per cui può essere dura… Tutte le persone che vengono citate più spesso come “dovresti far scrivere un episodio a tal-dei-tali” non hanno mai scritto per la televisione. Per quanto magnifica possa essere una loro sceneggiatura, finirei con il riscriverne il 90% e non ho tempo… Doctor Who batte alcuni dei più induriti professionisti televisivi. Lavoro in televisione da un quarto di secolo ed è la cosa più difficile che io abbia mai fatto.

D: Qual è la chiave, allora, per un episodio di Doctor Who perfetto?

SM: Devi saperti giostrare tra commedia e avventura, devi essere bravo con il ritmo: far muovere le cose molto velocemente e capire che il punto non è lavorare con 50 righe di dialogo, ma riuscire ad andarci avanti. Devi sapere come scrivere per attaccare le limitazioni, ma farlo sembrare come un film essendo molto furbo e giudizioso con i set e le location e la CGI… credo che Doctor Who sia uno show dannatamente lussuoso, ma in realtà non lo è. È un esercizio… di furbo sfruttamento delle limitazioni.

D: Hai visto la sequenza d’apertura che mettono in America, con Amy Pond? Che ne pensi?

SM: Penso che sia una dannata buona idea. Credo che lo renda accessibile… so che ai fan più accaniti non piace. È come riaffermare l’ovvio per loro, ma serve per i nuovi spettatori, per farli entrare. “Oh, capisco, è umana, entriamo nel TARDIS, capiamo”. È rigorosamente per il mercato estero, non per la Gran Bretagna. Ci hanno chiesto di farla e io l’ho scritta. A dir la verità quello che ha detto “Scommetto che la odiano tutti, ma io la amo” è stato Russell… Se non vi piace, ignoratela e andate a farvi un tè. È la decisione giusta e so che è la decisione giusta perché gli ascolti sono saliti del 20 percento. È un incremento enorme.

D: A cosa lo attribuisci?

SM: Se ti capita di beccarlo, è uno show davvero buono. Anche se non lo capisci, è uno show davvero buono. Quelli che abbiamo fatto… con David e Chris… li guardi e pensi che è dannatamente buono, “lo guarderò ancora”. C’è stato un accumulo di queste situazioni fino a raggiungere un punto incendiario. La promozione è stata molto, molto utile. E siccome Doctor Who ogni tanto si rinnova puoi dire “Comincerò con lui, allora. Sembra carino. Inizierò a guardare da qui”. Altrimenti dovresti cominciare nel 1963 con William Hartnell e quello potrebbe essere un trauma.

RTD parla del nuovo Doctor Who

Il sito Assignment X, ha chiesto a Russell T. Davies cosa ne pensa della nuova gestione di Doctor Who.

Naturale che la adoro! Il ruolo principale di Steven Moffat è di farmi avere un DVD con l’episodio prima della trasmissione del sabato. Questa stagione andrà in onda su BBC America lo stesso giorno, ma voglio comunque il DVD perché non ha la pubblicità!

La adoro, la adoro assolutamente. Questa mattina, prima di venire a Pasadena, ero lì seduto a leggere la seconda parte del companion di Doctor Who dove parla delle scene tagliate da “The Hungry Earth” e ho pensato “Ma che fan sono?” Non vedo l’ora che inizi la nuova stagione, non vedo l’ora!

Non voglio sapere prima cosa succede. Devo sapere alcune cose perché sono sempre a capo di The Sarah Jane Adventures, e anche se non ci sono crossover specifici dobbiamo assicurarci di essere nello stesso universo. Per esempio ieri mi ha chiamato il mio agente per una cosa in Doctor Who che non vi dirò, ma mi ha esaltato e ho pensato “Dio, quant’è emozionante!” Ho questi piccoli momenti di contatto, ma non ne voglio troppi perché voglio sedermi e guardarlo come un ragazzino.

The Writer’s Tale: recensione

Ormai il libro di RTD è uscito da un paio di settimane, e ormai tutti hanno avuto il tempo di leggerlo, perché anche se è un volumone cartonato da 512 pagine, questo è un libro che si legge in un paio di giorni massimo. È come uno di quei romanzi che non si riescono a mettere giù finché non si crolla per il sonno a notte fonda. È un volume assolutamente fondamentale per chiunque sia interessato non solo a Doctor Who (quello è scontato), ma anche semplicemente alla scrittura sotto ogni sua forma. Paradossalmente anche se uno non conoscesse il Dottore, potrebbe leggere questo libro senza problemi, così come non si hanno problemi con i numerosi riferimenti alle altre serie di Russell T. Davies (Queer As Folk, Casanova, The Second Coming, Bob & Rose, Mine All Mine) sparsi per il libro.

Cliccate per aprire una versione enorme della copertina del volume

Il volume, ampiamente illustrato da immagini inedite e da disegni dello stesso RTD, è un lungo dialogo via email della durata di più di un anno tenuto tra Russell T. Davies e il giornalista della DWM Benjamin Cook. Quest’ultimo non è solo un passivo interlocutore… riesce infatti, nel corso dell’anno a diventare realmente amico di RTD, a fargli sempre le domande più giuste e mai invadenti, ad aiutarlo nei momenti di crisi e a festeggiare con lui in quelli di gioia. E non solo, alla fine riesce anche ad avere una grossa influenza sul finale della quarta stagione (l’ultima scena sarebbe stata abbastanza orribile senza i suoi consigli).

Il testo delle email di RTD include spesso degli spezzoni di sceneggiatura, a partire dallo speciale di Natale dello scorso anno fino ad arrivare allo speciale di Natale di quest’anno, in anteprima assoluta, del quale svela anche il titolo. Passando da “Partners in Crime”, “Midnight”, “Turn Left”, “The Stolen Earth” e “Journey’s End”. Con tutte le scene che poi sono state riscritte o tagliate, soprattutto nel finale.

E non solo, si scopre infatti in maniera chiara e limpida che RTD riscrive tutti gli episodi, tranne quelli di (ovviamente) Steven Moffat e un paio di altri autori. Nello specifico si entra nel dettaglio di “The Fires of Pompeii” con anche la testimonianza di James Moran che si dichiara ben più che soddisfatto di queste “ingerenze” autoriali, trovando il prodotto finale molto superiore al suo! Si parla anche delle riscritture di “The Unicorn and the Wasp” (è RTD che ha infilato tutti i titoli delle opere di Agatha Christie… e David Tennant stesso ha chiesto una modifica nel finale) e degli episodi dei Sontaran.

Oltre a tutto questo assistiamo anche “in diretta” all’andamento della terza stagione sugli schermi britannici, perché mentre la quarta era in fase di scrittura, la terza andava in onda. E assistiamo al grande successo dell’episodio di Natale del quale possiamo così seguire tutte le fasi, dalla scrittura, all’incredibile casting di Kylie Minogue, alle varie versioni del destino del suo personaggio Astrid e al successo della trasmissione tv. E alle reazioni furiose alla diffusione delle voci da parte dei quotidiani… incredibilmente più reali e azzeccate di quanto ci si immagini generalmente! (Naturalmente nei casi riguardandi quello che è ancora futuro oggi come oggi, rimangono sul vago. Per esempio parlano diffusamente della gaffe radiofonica di Catherine Tate sull’abbandono di David Tennant… ma ovviamente non dicono in dettaglio cosa ci fosse di sbagliato in sé nella gaffe!)

Un altra cosa curiosa che si scopre è il personaggio di Penny Carter… quella che sarebbe dovuta essere la companion della quarta stagione prima che Catherine Tate mostrasse interesse per il ritorno di Donna. Personaggio nuovo cancellato e integrato in Donna… con tanto di nonno/padre che osserva le stelle col suo telescopio.

Ma tutto questo (ed è solo la punta dell’iceberg in quanto aneddoti e “scoperte”) in realtà è quasi secondario. Quello che davvero colpisce è il tono assolutamente sincero di RTD in tutto il volume. E soprattutto nei momenti più duri (perché ci sono anche quelli… anzi, ci sono soprattutto quelli) come il lancio per la stampa di “Voyage of the Damned”… o la frustrazione per non riuscire a scrivere la 2×01 di Torchwood perché doveva badare a Doctor Who… o a tutti i momenti in cui continuava a procrastinare fino all’ultimo momento la scrittura.

E tutto, nonostante lo sconforto e le frustrazioni, nello stile leggibilissimo e affabile di RTD che già ben conosciamo per averlo incontrato ogni mese nell’editoriale della DWM.

Insomma, un libro assolutamente da leggere… e da rileggere. Consigliato. 5 su 5. 10 su 10. Come vi pare, ma leggetelo. Lo trovate su Amazon.it in versione cartonata e sempre su Amazon.it
in versione paperback aggiornata.

PS: Rilinkiamo i due estratti già usciti qualche tempo fa. Estratto 1, estratto 2. E aggiungiamo un link con una preview di ben 56 pagine del libro!

PPS: C’è anche un sito dedicato interamente al libro, dove, fra le altre cose (un’immagine della copertina enorme, cliccate sull’immagine qui sopra per aprirla), potete trovare da scaricare in pdf le sceneggiature complete degli episodi di RTD della quarta stagione.