Day of the Daleks

Day-of-the-Daleks-intFanatics, Jo, not thugs. Changing history is a very fanatical idea, you know.

In Day of the Daleks (trovate i sottotitoli relativi in questo post) è di scena il Terzo Dottore e, per la prima volta nella maratona di RadioWho, anche i suoi acerrimi nemici, i Dalek.

Immancabili quando si parla del Dottore e della sua “mitologia”, i Dalek incrociano la strada del Dottore fin dalla sua prima incarnazione, e sono infatti dei nemici ben noti quelli che reincontra in questo serial, anche se è la prima volta per Jon Pertwee.
Troveremo nuovamente i Dalek nelle prossime tappe della maratona, ma per il momento vorrei soffermarmi su come appaiono qui: contrariamente a quanto si potrebbe pensare, o perlomeno a quanto pensavo io, i Dalek risultano forse più minacciosi e inquietanti qui che nelle loro apparizioni durante la nuova serie. In questa avventura non agiscono quasi mai in prima persona, avendo dei servitori che eseguono i loro ordini, ma la loro freddezza, la loro determinazione e la loro crudeltà, il tutto convogliato nell’obiettivo di governare la Terra, fa sì che lo spettatore avverta la pericolosità di questi alieni, nonostante l’aspetto che si potrebbe anche trovare buffo, o comunque non proprio inquietante.

Per quanto riguarda il Dottore, Pertwee ne dà una versione decisamente particolare, che per indole personale è quella finora che mi ha convinto meno: il personaggio assume infatti atteggiamenti più vicini a quelli di un detective rispetto ai parametri a cui siamo abituati, soprattutto nella prima parte dell’avventura, con sviluppi che lo calano addirittura in situazioni che paiono prese da una spy-story. Il Dottore dimostra poi in più occasioni di padroneggiare una sorta di arte marziale, o comunque di saper usare alcune mosse di attacco e difesa che lo avvicinano più ad un avventuriero vecchio stampo piuttosto che al Signore del Tempo a cui siamo abituati.

Anche il tenore dell’avventura rispecchia queste impressioni: siamo nel periodo in cui il Dottore è in pianta stabile sulla Terra, e lavora per la Unit a stretto contatto con il Brigadiere Lethbridge-Stewart, più volte citato anche nella serie moderna. Vien da sé che, pur sempre con attinenza a trame di stampo fantascientifico o fantastico in genere, le avventure vissute dal Dottore in questo frammento della sua vita possano avere punti di contatto con gli altri generi citati prima. Ma resta straniante.
A parte questo, Pertwee fornisce comunque una prova attoriale convincente (e straordinariamente affine a quella che anni dopo avrebbe fornito il somigliantissimo figlio, Sean, nei panni di Alfed per la serie TV Gotham), molto d’azione ma che non manca di quella compostezza inglese e di quel portamento recitativo tipico del teatro, dove l’attore ha sviluppato buona parte della sua carriera.
Anche Jo Grant, la companion interpretata dall’attrice Katy Manning, fornisce una prova di tutto rispetto: a confronto con Zoe, vista nel precedente serial analizzato, The Mind Robber, Jo è forse più aderente al modello di “donzella in difficoltà”, finendo spesso in situazioni di pericolo dalle quali essere salvata. Ma è da notare che non si abusa in modo cieco di questo cliché: Jo si rivela infatti anche una ragazza curiosa, capace di porre domande intelligenti al Dottore e anche di compiere gesti di coraggio e di dimostrare spirito d’iniziativa. Ne esce quindi un buon personaggio, non esattamente a tutto tondo ma comunque apprezzabile.

È interessante ricordare che l’attrice tornerà a vestire i panni di Jo nel 2010, nel pregevole quinto episodio della quarta stagione di The Sarah Jane Adventures, spin-off di stampo teen di Doctor Who con protagonista un’altra companion della serie classica, Sarah Jane appunto. In The Death of the Doctor Jo Grant compare come guest star (come anche Matt Smith nel ruolo del Dottore), con un’idea di fondo piuttosto buona e con un uso del personaggio rispettoso e stimolante per le riflessioni sulla figura dei compagni di viaggio del protagonista.

Una parola la merita anche il celebre Brigadiere: l’ho trovato un personaggio riuscito e ben caratterizzato, assimilabile per ruolo, rapporto con il Dottore e tenore delle storie una sorta di corrispettivo dell’Ispettore Lestrade dei racconti di Sherlock Holmes, oppure al Commissario Basettoni nei fumetti di Topolino. Un uomo che rappresenta l’autorità, onesto e dotato anche di certe qualità, ma che finisce per fare solo da spalla e “supporter” dell’eroe, fornendogli sostanzialmente lo spunto iniziale delle avventure e alcune facilitazioni grazie al proprio lavoro.
Il fatto che non gli si faccia comunque fare eccessive figuracce lo rende simpatico e funzionale alla storia.

Per quanto riguarda la trama, infine, mi ha soddisfatto più di quanto mi aspettassi: parte infatti in modo strano, mettendo in scena una situazione misteriosa, che intriga ma che risulta annacquata in un’ambientazione e un contesto che si configurano come poco appassionanti. Solo verso la fine del secondo episodio, dei quattro totali di cui è composto il serial, si inizia a intravedere il disegno complessivo, che si rivela particolarmente interessante grazie a ingredienti quali paradossi temporali e tentativi di cambiare la Storia… dal futuro. Quindi, di cambiare il nostro presente.
Niente di narrativamente sbalorditivo, intendiamoci, ma il tutto viene gestito in maniera interessante e lodevole, con qualche pecca qua e là e con un finale eccessivamente accelerato ma con un cuore narrativo coinvolgente.

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