The Mind Robber

The-Mind-Robber-intLogic, my dear Zoe, merely enables one to be wrong with authority.

Nel presentare Doctor Who ad un profano, una costante dei fan è quella di fare riferimento alle possibilità praticamente illimitate dell’ambientazione di ogni episodio, concesse dalla capacità del protagonista di viaggiare a suo piacimento nel tempo e nello spazio. D’altronde il TARDIS può condurre il suo proprietario, e con lui il pubblico, veramente dovunque, facendolo ritrovare in uno scontro fra pistoleri nel West, su una stazione spaziale a combattere contro robot impazziti o sul campo di battaglia della sanguinaria guerra dei cent’anni. In tal modo la serie non compie un semplice cambio di setting, ma un vero e proprio cambio di genere, esplorando nuove possibilità e reinventandosi di episodio in episodio; se già nell’era di William Hartnell, Doctor Who si era spinto nei meandri della fantascienza fino a toccare corde esterne al genere stesso, è probabilmente con The Mind Robber (S06 Ep6-10, di cui vi abbiamo fornito i sottotitoli della prima e della seconda metà) che si arriva al punto massimo di libertà che questa scelta stilistica può offrire.

Diviso in cinque episodi e caratterizzato da una trama certamente fra le più originali della serie, rappresenta un unicum per la scelta di ambientare la storia in una sorta di “mondo della fantasia”, facendo incontrare al Dottore per una volta non strani esseri di lontani mondi o grandi personaggi di epoche passate, ma celebri creature fuoriuscite dalle pagine della letteratura d’ogni tempo. Questo pone le basi per i continui cambi di setting e di minacce che i protagonisti si ritrovano ad affrontare, permettendo anche svolte completamente assurde e lasciate senza alcun bisogno di una vera spiegazione. E tutto funziona, nella più totale stravaganza e follia creativa, anche grazie all’approccio scelto da Peter Ling (sceneggiatore del secondo, terzo e quarto episodio), più vicino a Walt Disney che non ai fratelli Grimm come impostazione, che regala a buona parte del serial una spensierata atmosfera di divertimento.

La storia riprende dove era terminato The Dominators, il serial precedente, con il secondo Dottore e i suoi compagni Jamie e Zoe all’interno del TARDIS bloccato nel bel mezzo di un’eruzione vulcanica. La necessità di salvarsi da questa situazione spinge il Dottore a usare un’unità di emergenza che conduce la celebre cabina fuori dalla realtà stessa, in una sorta di vuoto totale. Jamie e Zoe si ritrovano vittime di una forza tentatrice che li spinge ad uscire dalla nave, una forza cui lo stesso Dottore resiste con fatica. Inizia così il primo episodio, sceneggiato da Derrick Shervin (già mente dietro The Web of Fear), il quale si trova il non facile compito di costruire in poco tempo una puntata in grado di legare The Mind Robber, i cui quattro episodi sono completi e pronti per essere girati, con The Dominators, cui era stato tagliato il sesto episodio a causa del basso audience. Scarsissime le risorse sfruttate, dunque (il set del TARDIS, nessuna ambientazione, il solo cast ricorrente), per un episodio incredibilmente efficace, pregno d’incertezza e claustrofobia sorrette, oltre che da una buona sceneggiatura, dall’abile regia di David Maloney. Alla fine, dopo aver salvato i suoi due compagni, il Signore del Tempo tenta di tornare alla realtà, ma il tentativo fallisce e il TARDIS… esplode, lanciando i suoi passeggeri nel nulla: un inizio che lascia indubbiamente scioccati.

È tuttavia dal secondo episodio in poi che si entra veramente nel vivo della vicenda, con i nostri intrappolati in un mondo ove la realtà e la logica sono sovvertite, per far posto alla fantasia di un inquietante essere che tutti chiamano semplicemente “il Padrone”. Da qui in poi il setting diviene protagonista tanto quanto il trio di personaggi, mostrandosi sempre differente e mai prevedibile (pur assecondando alcuni cliché) passando da una foresta di parole a una casa sperduta nel bosco o dal labirinto del Minotauro a un castello con all’interno tecnologia all’avanguardia. Forti dell’incredulità del Dottore gli spettatori vengono accompagnati in questo turbine di trovate, le quali, va detto, sono talmente in gran numero da poter tecnicamente riempire un’intera stagione, ma vengono abilmente gestite come i segmenti di qualcosa di più grande evitando in tal modo di annoiare.
Ad aiutare in questo intervengono anche i personaggi della letteratura incontrati durante gli episodi, davvero vari per genere e provenienza. Tra di essi i più efficaci sono sicuramente Gulliver, interpretato dal grande Bernard Horsfall (e che Ling fa parlare unicamente sfruttando dialoghi già presenti nel libro I Viaggi di Gulliver), e la mitologica Medusa, caratterizzata da dei serpenti bene animati in stop-motion. Notevoli anche gli inquietanti soldatini giocattolo giganti, preceduti da un intelligente suono del battere d’un pendolo che amplifica l’effetto della loro presenza, e Karkus, personaggio proveniente da un immaginario fumetto degli anni 2000. E poi ancora altri personaggi di leggende, favole, miti e romanzi. Tutto in The Mind Robber sembra glorificare la carta stampata in ogni sua forma.
Non vanno inoltre dimenticati le varie prove di fronte alle quali il Dottore, Jamie e Zoe vengono costantemente posti, sotto forma di indovinelli, rebus, puzzle (uno in particolare inerente il volto di Jamie che il Dottore sbaglia con divertenti conseguenze) e giochi di parole, come a voler omaggiare anche la creatività e l’ingegno, i veri padri della letteratura.

E proprio parlando di questi ultimi ci portiamo al senso di ciò che Ling vuole esprimere col titolo del serial, senso che diviene chiaro nel momento in cui il Dottore si ritrova finalmente faccia a faccia con l’antagonista della storia, quel famoso Padrone che pare avere il controllo su ogni cosa nel mondo della fantasia. Seppure nella storia prevalga un senso di divertimento, nel progredire si ode sempre più forte un grido contro il pericolo che può venire dal conformarsi ad un unico pensiero non nostro, un ideale non sentito. Se già all’inizio questo si fa sentire, con Jamie e Zoe che si lasciano ingannare dalla voce del Padrone, nell’ultimo episodio ciò si palesa ancora di più, con i compagni del Dottore che vengono completamente soggiogati e resi al pari degli altri personaggi fantastici (quindi semplici marionette), ed è ancora più palese quando arriviamo a scoprire la verità sul Padrone stesso. La resistenza opposta dal Dottore porta con sé dunque, probabilmente, un ben maggiore senso di libertà, che possiamo considerare legato all’omaggio di cui si parlava prima come una magnifica e indissolubile morale della favola.

Pur essendo indubbiamente riuscito, The Mind Robber non può però definirsi un serial esente da difetti. A molte delle creature incontrate dal Dottore e i suoi compagni non è stata resa giustizia a causa degli effetti speciali (è il caso del davvero povero Minotauro) o di scarse capacità attoriali (la giovane attrice che interpreta Raperonzolo, ma anche i bambini), alcune parti sono eccessivamente veloci e l’escamotage del gridare che un personaggio non sia reale per poi farlo sparire lascia un senso di pigrizia e viene francamente usato troppe volte.

Questa recensione è a cura di Eddy, collaboratore del sito e membro dello staff che si occupa dei sottotitoli che realizziamo per voi, sia per le nuove stagioni che per gli episodi di questa maratona di RadioWho.

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